Chiesa rupestre della Madonna della Stella

Ubicata sul versante opposto della Gravina, ai piedi della collina di Botromagno e del sito archeologico “Padre Eterno”, cosi chiamata perché al suo interno fu ritrovato un affresco di Madonna con bambino con una stella sulla fronte. La chiesa veniva utilizzata in origine come luogo di culto precristiano, così come testimoniano le figure di animali scolpite sulle pareti.
Un complesso probabilmente da sempre dedicato al culto pagano ancestrale della fertilità, a cui si sarebbe sovrapposto poi il culto mariano della Chiesa cristiana. Legata a questa chiesa è una leggenda, riguardante proprio il culto della fertilità, secondo la quale le donne sterili che visitavano il santuario avrebbero potuto ricevere la grazia di dare alla luce un bambino. Tale grazia, secondo la leggenda, era attribuibile ai riti orgistici, che qui si praticavano e che verranno aboliti da monsignor Cavalieri el 1693, ordinò che “tutte le chiese siano chiuse al calar della notte, e soprattutto quella che, detta della Stella, è consacrata a nostra Signora Vergine Madre di Dio, nel giorno proprio della sua festa, affinché l’accesso sia precluso agli abusi antichi ma non sufficientemente superati, poiché uomini e donne promiscuamente vi si recano in ore notturne in una baldoria di suoni e canti ritmati” (Archivio diocesano di Gravina, Sinodo, 1693).
Altra variante ai canti eleusini, e ulteriore legame al culto della fertilità, l’usanza, in voga fino alla metà del Novecento, di celebrare, nei così detti “bilanci”, il buon esito del raccolto, attraverso copiose libagioni svolte sul pianoro che sovrasta la chiesa. Traccia evidente di questi riti propiziatori, il ritrovamento di brocche da vino in ceramica dei sec. XVII-XX, nella cisterna all’interno della grotta.
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